martedì 24 marzo 2020

24/03/2020 l’Italia che resta a casa ma non si ferma

Amatori dello Sport non hanno intenzione di fermarsi. Cosa combinano? Che alternative hanno?


Chi conosce il mio spirito di Blogger, sa che non comincio mai a palla sull’argomento ed oggi mi va di cominciare con una canzoncina che mi  sta suonando nelle orecchie da un po’:

Hanno ucciso l'uomo RUNNER
Chi sia stato non si sa
Forse quelli della mala, forse la pubblicità
Hanno ucciso l'uomo RUNNER
Non si sa neanche il perché
Avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè


Vi è piaciuta? Io sapevo che la gente aveva paura dei ragni. Una volta assistetti ad una discussione nella quale un papà coraggioso spiegava alla figlia: è lui che deve avere paura di te, ti rendi conto che quando guarda la tua scarpa per lui è una cosa enorme che potrebbe scamazzarlo? Se lui non scappa quando urli in questa maniera, è perché l’hai impietrosito. Adesso dove lo trova uno psicologo che lo prende in cura? Bhè, insomma, non è che possiamo rispondere a tutte le domande. 

Diciamo che con questa parte intriduttiva, ho fotografato il momento, tutto italiano, di una incongruenza che si è creata in Italia: il terrore di chi pratica sport all’aria aperta. 

In questo caso abbiamo due schieramenti: da una parte chi grida “All’Untore”, cosa che ho già evidenziato in un mio post su Facebook: sembra di eesere tornati ai tempi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni! Gli untori erano quelli con i capelli lunghi o che non sembrassero appartenere al Sistema politico. Di fatti, accusare qualcuno  era la cosa migliore per toglierselo di torno. Questi che sanno solo urlare, li possiamo definire “Untorologi”, neologismo, sta per esperti nel riconoscere chi unge. Non so se possiamo definirlo Titolo Honoris Causae, dovremo chiederlo a qualche Rettore competente.

Dall’altra gli Untori, cioè quelli che sono accusati di ungere il paese di contaminazione. La domanda è: come andrà a finire? Non lo so. So che gli Untorologi, nella loro più perfida ignoranza (si capisce che sono di parte, vero?) e malafede, accusano gli sportivi di tutto, persino di mancanza di rispetto per il momento in cui viviamo. Scusatemi un attimo e poi riprendo la scaletta dell’articolo: faccio un attimo un fuori pista! Che rispetto dimostri, caro Unturologo, quando stai su facebook e dintorni a cercare di ottenere quanti più like è possibile?

Il nostro compito di chi non sta in trincea, è uno: non esporsi al contagio per non contagiare e diffondere la malattia. Forse sono il primo a metterlo per iscritto: prima o poi usciremo di casa e quei gg ci sarà la ripresa della malattia, come tutte le malattie virali che l’hanno preceduta. L’atteggiamento mentale degli Unturologi non è dei migliori. Ma ne parleremo un altra volta. 
Qui, approfitto per dire che non è normale che chi faccia attività motoria all’aperto, rispettando decreti e misure di sicurezza, venga insultato, preso a secchiate d’acqua se non peggio. Questa malattia porta difficoltà respiratorie, tosse e febbre. Quale sport si riesce a fare in queste condizioni? In questo momento, sono sicuro che uno in attività sportiva non mi contagerà, viceversa non sono sicuro degli Unturologi.

E veniamo a tranquillizzare questi ultimi o, forse, a farli disperare nel senso che ci fanno un baffo perché a loro potrebbe più dare fastidio che si faccia sport mentre hanno già prenotato le vacanze a Divano Marittima, a Cucina d’Ampezzo e varie località similari. 

Già esistevano ma non avrebbero avuto il successo di oggi per motivi contingenti, le Community Sportive digitali, conseguenti ai Social Network. È un proliferare di App su mobile e tablet sia di Coach del benessere fisico, sia di Community che cercano di ricreare momenti di aggregazione come eventi, gare, stage, allenamenti ecc. La differenza con i giochi digitali è notevole, perché in questi 

ultimi tu simuli la performance stando secuto comodamente sul divano, mentre io sto parlando di sport indoor chehanno attrezzi interattivi che simulano la realtà veramente molto da vicino, tipo Tapis Roulant o Spinning (cyclette casalinghe). Erano nate per atleti professionisti che avevano necessità di allenarsi indoor mentre, magari, fuori non era possibile. Per ovvi motivi commerciali, tali community si sono aperte agli amatori. E dentro ci trovi di tutto, persino programmi  di allenamento personalizzabili dall’utente. 

Che gli strumenti indoor venissero usati era cosa notoria. La tecnologia di oggi li ha resiinterattivi con PC, tablet e mobile di modo da apporre tutte le simulazioni possibili, per esempio incrementare le resistenze per simulare una salita. La cosa affascinante e motivante sono gli assembramenti digitali: mentre stai sulla tua bici davanti alla tv di casa tua, altre centinaia di persone lo fanno da casa loro e si parte tutti contemporaneamente. Compito, relativamente facile, del gestore della Community digitale è stilare la classifica generale. C’è chi bara? Può darsi, ma che lo fa a fare? Se schiappa è, tale rimane! E per via digitale, neanche la medaglia di cartone ti becchi! Tutto digitale.

Gli atleti  che hanno strumenti interattivi digitalizzati saranno i primi a scendere in gara alla cessazione del coprifuoco, probabilmente anche con buone performance. 
Forse gli Unturologi storceranno la bocca al pensiero della scappatoia virtuale e digitale. Se così fosse, siamo di fronte ad altra intolleranza. E con loro è inutile discutere perché troveranno infinite giustificazioni contro lo sport. Con loro, mi limito a dire se gli sportivi non rispettano il momento, neanche loro lo fanno perché stanno sui social a cercare un like in più. Ed è grottesco. 
Roberto Bellotti

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